11 Dic TAV Vicenza: ecco il progetto
Vicenza cambia pelle. Il progetto dell´Alta velocità è una radicale mutazione genetica che cambia il volto della città, ma trasforma anche gli orizzonti dei trasporti e della logistica di tutta la provincia. Le mappe presentate in anteprima in queste pagine, prodotte dagli ingegneri di Rfi, planeranno sul tavolo del sindaco Achille Variati questa mattina e saranno presentate sul palco del consiglio comunale alle 17. È un salto nel futuro: due nuove stazioni a ovest e a est, la linea del filobus, l´interramento dei binari nel ventre della città, la sutura tra la culla rinascimentale del centro storico e la magia verde dei colli berici, la nuova viabilità tra la zona industriale e il polo del tribunale, il tunnel per le auto sotto Monte Berico, le nuove difese contro le intemperanze idrogeologiche del Retrone.
I TEMPI E I COSTI. Sarà la più ambiziosa rivoluzione urbanistica e infrastrutturale dal secondo dopoguerra: una rivoluzione che sale a bordo dei supertreni dell´Alta velocità e dell´Alta capacità ferroviaria. In quelle carrozze Vicenza si è accomodata a fine luglio, quando a Roma, all´indirizzo del ministero delle Infrastrutture, è stato firmato uno storico accordo per sciogliere uno degli ultimi nodi che fino all´altro ieri aveva fatto inceppare il tracciato del vecchio Corridoio 5 da Lione a Kiev. In direzione di quella firma aveva spinto un patto d´acciaio fin qui inossidabile, un gioco di squadra a tutti i livelli, dal Comune alla Regione, dalle categorie economiche alla Camera di commercio. Per portare a casa quelle sudate carte, tuttavia, il governo reclamava precise garanzie sui tempi: cinque mesi per i progetti preliminari, voto in consiglio comunale entro i primi giorni di gennaio, progetto definitivo entro giugno, ruspe in moto tra un anno, prima della fine del 2015. Solo rispettando questa tabella di marcia sul piatto della tratta Verona-Vicenza-Padova possono essere serviti i quasi due miliardi di euro confermati una settimana fa dal ministro Maurizio Lupi. In questo pacchetto, il capoluogo strappa un assegno che vale 192 milioni di euro per opere accessorie che ridisegnano gli assi delle comunicazioni da ovest a est.
LA STAZIONE A OVEST. L´ingranaggio intorno a cui verrà fatta girare l´intera giostra è la costruzione della nuova stazione in zona Fiera, il coniglio estratto dal cilindro dello studio di fattibilità Made in Vicenza promosso da enti e categorie per persuadere il governo che l´Alta velocità poteva e doveva transitare ad di qua dei colli Berici. Con questa soluzione viene ribaltata di 360° la prospettiva di tutta la provincia: la stazione sarà il nuovo baricentro infrastrutturale del Veneto, agganciato al sistema delle tangenziali, alla Pedemontana, alla A4 e alla Valdastico, immerso in uno dei distretti produttivi che alimentano il motore della locomotiva Nordest, raggiungibile in mezz´ora da ogni funzione eccellente della regione, aeroporti di Verona e Venezia compresi. Lo scalo sorgerà sopra 17 coppie di rotaie, nell´area di Ponte Alto, sul modello della Tiburtina a Roma, e gestirà i flussi della Tav, dei collegamenti locali e del traffico merci. Sarà servito da un parcheggio con una capienza di 950 posti auto, quota che sale a duemila considerando la disponibilità del quadrante ovest. Sarà dotato di spazi commerciali estesi su 4 mila metri quadrati di superficie, dalla libreria al ristorante: si passeggerà lungo una galleria di negozi scendendo verso i binari utilizzando scale mobili e ascensori. Il nuovo “magnete” orienterà anche la Fiera, che attiverà un portale di ingresso in direzione della stazione. Ma l´operazione Tav darà un nuovo impulso a tutta la zona ovest, che finalmente sarà ricucita dove oggi è interrotta dalla tangenziale: le due “gobbe” tra il casello e ponte Alto andranno a formare un unico maxi-viadotto.
GLI “INGRANAGGI”. Perché l´intero teorema possa stare in piedi, tuttavia, saranno necessari corollari imprescindibili. Primo: la stazione tra lo stadio e il tribunale, per organizzare i flussi locali. Secondo: la linea del filobus per raccordare il centro storico, che perderà la stazione di viale Roma, con i nuovi centri gravitazionali della città del futuro. Terzo: l´interramento dei binari tra i Ferrovieri e viale Fusinato, per ricucire lo strappo imposto 150 anni fa con la costruzione della stazione. Quarto: la soluzione del rebus idrogeologico rappresentato dal Retrone e dai suoi affluenti con la realizzazione di un canale scolmatore sotto Monte Berico che intercetterà le piene del fiume. Quinto: la realizzazione di una nuova viabilità di superficie alternativa a viale San Lazzaro, dove viaggerà il filobus, e la costruzione di un tunnel viabilistico sfruttando la talpa che aprirà il varco al canale scolmatore. Il futuro è a un passo: questo è un treno che passerà solo una volta.
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